Dalla parte degli INDIGNATI

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  1. Sebastiano Monieri
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    Qualche settimana fa commentavamo insieme la “primavera” dei paesi arabi, i quali chiedevano a gran voce libertà e pane, ed oggi, ci troviamo a discutere dell’ Estate degli indignati europei. Una crisi di diversa portata, ma dai risultati in prospettiva fin troppo chiari, sta portando in tutta l’area sud del vecchio continente una folla formata prevalentemente da giovani delusi e privi di prospettive, ma anche da adulti e famiglie preoccupate (o disperate) sta riempiendo le piazze per affermare i propri diritti, ma principalmente riprendere in mano il proprio destino. L’oggetto di queste proteste è il POTERE, sia esso rappresentato da politici incapaci o corrotti, o da finanzieri privi di scrupoli. E’ una inversione di tendenza comportamentale non indifferente rispetto agli ultimi quattro lustri, in cui alla gente (che abboccava in gran parte) si prospettavano i vantaggi di un liberalismo incontrollato, che, nelle parole dei suoi sostenitori si sarebbe dovuto auto-calmierare e controllare, sotto gli auspici del “LIBERO MERCATO”, entità apparentemente fumosa dietro la quale si nascondono i padroni delle economie con i quali tutti noi dobbiamo fare i conti.
    Senza meno, vi sono i barlumi di un’aurora in cui la gente guarda con occhi nuovi coloro di cui finora si è fidata in una notte davvero troppo oscura e comincia ad additare le storture che finora non ha visto (o non ha voluto vedere). Stanno venendo al pettine quei nodi che tutti conoscevano. Tanto per voler guardare nel giardino altrui, non erano di oggi le osservazioni sulla politica greca e sulla disinvoltura dei suoi rappresentanti (l’ideale in questo senso era avere un orecchio a Bruxelles per sapere quanto e come se ne parlasse). Dei nostri abbiamo parlato sin troppo e non è il caso di ripetersi, anche se, va detto che Repetita juvat . A questo proposito, ci è capitato di sentirci dire (bonariamente, voglio precisare): “con le cose che scrivi, prima o poi verranno a prenderti e ti metteranno diritto in gattabuia!” Dato che anche in altri ambiti mi è capitato di sentirmi dire cose simili (anche meno bonariamente, a dire il vero), voglio evidenziare un cruccio che ho sempre avuto: fin da ragazzo, quando leggevo di quei periodi della nostra storia in cui parlare e dire la propria idea era davvero un rischio, e spesso si parlava con le mani (o con i bastoni direttamente) mi sono chiesto cosa avrei fatto io in quei momenti, e mi sono fatto convinto che è dovere di tutti, particolarmente quando il buonsenso ed il diritto si vanno perdendo, dire a propria e non essere quiescente; usare tutti i mezzi legittimi per affermare le proprie ragioni e migliorare tutti gli ambienti nei quali si opera; in ultimo, lavorare per il progresso di tutti e non tacere vigliaccamente. Naturalmente, gli errori di chicchessia in buona fede vanno valutati come tali, anche perchè qui nessuno è in grado di lanciare la prima pietra. Per questo motivo però ritengo si debba essere dalla parte di coloro che si definiscono “indignati” delle ingiustizie che oggi viviamo, dalla parte di quelle persone che vivono un’ingiusta condizione di precarietà che avvilisce le loro vite ed il loro futuro, delle soperchierie di coloro sprecano senza vergogna e poi fanno i conti in tasca ad operai ed impiegati, ma anche a quei liberi professionisti, artigiani ed imprenditori che vedono il loro mercato del lavoro alterato dalla presenza di coloro che sono “amici degli amici”, e che fanno incetta di tutti gli spazi possibili;indignati di coloro che giurano su grandi ideali e che mentre lo fanno tengono le dita incrociate dietro la schiena, dedicandosi poi al loro interesse. L’estate irrompe nelle nostre vite. Questa volta, cerchiamo di fare in modo che non si trasformi in autunno dapprima, ed inverno poi.
     
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0 replies since 20/6/2011, 23:34   17 views
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