Spiacente, niente onore delle armi a Bossi

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  1. Sebastiano Monieri
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    Con le dimissioni di un paio di giorni fa di Umberto Bossi da Segretario Federale della Lega Nord, si è sfaldato l'ultimo bastione di resistenza della cosiddetta "seconda repubblica" (ho scritto la "r" di repubblica in minuscolo appositamente, non è un errore).
    Alla notizia dell'evento sono iniziate da un lato le lamentazioni dei seguaci affranti, dall'altro i sospiri di sollievo di ex alleati (dentro e fuori il partito) e le dichiarazioni "politically correct" degli altri esponenti politici italiani che in gran parte finivano con il concedere “l’onore delle armi” al fondatore della Lega.
    Ebbene, mi spiace, ma non è mia intenzione essere per nulla politicamente corretto con il personaggio in questione, in quanto oltre che essere sgradevole nei modi e nel linguaggio, ipocritamente xenofobo e quant’altro, non gli riconosco personalmente alcun merito innovativo nel quadro politico italiano; tutt’altro.
    Bossi è stato semplicemente l’ultimo dei tanti Leader populisti che gli italiani, troppo pigri per meritarsi la Democrazia che i Fondatori della Repubblica ci hanno lasciato (e a volte loro stessi hanno inquinato) si sono scelti. Essendo troppo faticosa la via dell’evoluzione democratica, gli italiani ogni tanto preferiscono trovarsi un “unto dal signore” (che tendenzialmente poi finisce per rivelarsi solo “unto”) che gli eviti la fatica di pensare, seguendo come tanti allocchi le idiozie che quest’ultimo gli propina.
    In realtà l’esempio di Umberto Bossi ha dimostrato quanto simili siano gli italiani sotto qualunque latitudine: quattro fesserie, un paio di bandiere e qualche discorso pieno di panzane e corriamo tutti ad inneggiare il nuovo salvatore della patria. Quanto poi alle lamentazioni di molti militanti del carroccio, credo si possa parlare di autentica “sindrome di Stoccolma”.
    Quanto poi ai metodi del boss(i) federale, sono addirittura da manuale: imposizione di un patriarcato degno di un mezzadro siciliano verghiano; patriarcato che poi, in piena tradizione mediterranea nasconde un matriarcato di fondo, vista l’importanza che la consorte del capo aveva sulle decisioni che dirigevano il partito; partito che poi veniva visto come “l’azienda di famiglia” la “roba” da lasciare ai figli, a costo di cercare di far ingoiare ai collaboratori anche più antichi e politicamente dotati l’improbabile successione al suo posto di un delfino che lui aveva definito “trota” ma che forse era meglio definire merluzzo….
    Poi ancora il serpentino insinuarsi del partito in tutti i gangli del potere nel nord Italia, una lottizzazione come non se ne erano viste dai tempi del craxismo, e la sua riduzione nei fatti a partito satellite di quello berlusconiano, con le conseguenti aperture di credito (in banca). Oggi il infine la caduta, che come è ovvio fa un gran piacere al PDL che potrà attingere (almeno spera) ai voti liberati dallo scandalo Lega ed a quegli stessi leghisti che sono pronti ad un ridimensionamento del movimento pur di trasformarlo in un autentico partito politicamente strutturato.
    Per parafrasare la pubblicità di una nota banca: Bossi; una storia italiana.
     
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0 replies since 7/4/2012, 22:39   21 views
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